La ricerca incessante del
significato intrinseco dell'opera d'arte ha condotto Erwin Panofsky, ricordato come uno dei più geniali storici dell'arte del ventesimo secolo, ad
attuare una vera e propria rivoluzione metodologica. Lavin, critico
dell'arte allievo di Panofsky, riconosce all'intellettuale tedesco il
merito di aver ampliato la prospettiva dell'indagine
storico-artistica, ponendo il valore puramente estetico solo in
secondo piano, rispetto al quello che definisce come lo «studio
del significato della storia delle immagini, inteso nella sua
accezione più profonda».
Proseguendo nel percorso già
intrapreso da Aby Warburg, Panofsky, che in
(1939) Studies in Iconology utilizza ancora il temine iconografia per
definire la disciplina volta alla comprensione del significato,
sostituisce il concetto con quello di iconologia,
più adatto alle finalità interpretative.
In The meaning in the visual
arts (1955) l'autore, dopo aver riconosciuto l'inadeguatezza del
vocabolo iconografia (da greco graphein, scrivere), più
adatto all'ambito descrittivo che ermeneutico, predilige, al suo
posto, il sostantivo iconologia (il suffisso -logia
deriva dal greco logos e si può tradurre con
intelletto, ragione), nell'accezione di:
un'iconografia che
vuol essere anche interpretazione e in questo modo diviene parte
integrante dello studio dell'arte invece di essere confinata al rango
di ricognizione statistica preliminare. (Panofsky: 1962, p.37).
Livelli di significato
Per delineare il suo metodo iconologico e spiegare la differenza tra forma e significato, Panofsky si serve dell'esempio, ormai celebre, del conoscente che lo saluta per strada togliendosi il cappello. Questo gesto, comune nell'esperienza quotidiana, viene convenzionalmente interpretato come un saluto, ma, a seconda del punto di vista di chi lo osserva, comunica una molteplicità di significati, stratificati secondo tre livelli:
- Il significato primario o naturale è immediatamente percepibile e scaturisce dall'individuazione degli oggetti di utilizzo quotidiano, posti in rapporto con azioni ed eventi (significato fattuale), e dalle espressioni che accompagnano i gesti (significato espressivo). Rapportato al contesto dei fenomeni artistici, il soggetto primario può essere identificato con la descrizione preiconografica, tesa a comprendere i motivi artistici di un'opera.
- Procedendo più in profondità nell'universo della significazione, incontriamo il soggetto secondario o convenzionale. Questo significato non è dato dall'esperienza sensibile, ma si fonda sull'analisi dei legami che si ottengono dalla combinazione dei motivi artistici (storie e allegorie) con i temi (ciò presuppone la conoscenza dei testi letterari). Ci troviamo nell'ambito dell'iconografia, a cui è possibile ricondurre l'analisi formale teorizzata da Wölfflin.
- Il terzo livello si fonda sulla ricerca di quei valori simbolici, come li definisce Cassirer, o principi di fondo, utilizzando la terminologia di Panofsky, che rivelano l'atteggiamento fondamentale di una nazione, un periodo, una classe, una concezione religiosa o filosofica, qualificato da una personalità e condensato in un'opera.
Intuizioni sintetiche
Questo principio di fondo, identificabile con il significato intrinseco o contenuto, coincide con l’obiettivo a cui tende l’iconologia, cioè l’analisi di come le tendenze essenziali dello spirito umano sono espresse. Strumento d’indagine indispensabile per raggiungere tale scopo risulta essere l’intuizione sintetica.
Quando un individuo saluta
togliendosi il cappello, ad una preliminare analisi formale, fondata
sull’individuazione di elementi cromatici e lineari, segue il
riconoscimento di un oggetto dell’esperienza (L’uomo), che appare
in relazione con un evento puntuale (l’azione di togliersi il
copricapo). Questo livello di senso afferisce ancora alla sfera del
significato fattuale, ma risulterà corredato dalle
informazioni di carattere psicologico, che saranno attribuite
all’uomo per empatia (significato espressivo).
Siamo in grado di interpretare
l’azione come saluto perché possiamo contare sulla
conoscenza della pratica, diffusa nel mondo occidentale, e risalente
al Medioevo, di manifestare intenti non belligeranti sollevando
l’elmo.
Il saluto, considerato gesto
cortese e volontario, si presta ad una lettura più profonda.
Inoltre il clima storico-culturale, che accomuna le nostre conoscenze
e i nostri valori con quelli dell’individuo incontrato, ci consente
di arricchire con ulteriori informazioni l’interpretazione
dell’evento. Scrive Panofsky:
[…] Il
significato così scoperto può essere chiamato
significato intrinseco o contenuto; ed è un significato
essenziale, mentre gli altri due generi di significati, quello
primario o naturale e quello secondario o convenzionale sono
fenomenici. Lo si può anche definire come un principio
unificante che sta dietro e spiega
tanto l’evento visibile che il suo significato intelligibile e
determina perfino la forma in cui l’evento visibile si
configura. (Panofsky: 1962; p. 33).